Intervento in occasione della consegna all’artista del Sigillo della Città di Padova

di GABRIELLA VILLANI

Artisticamente Piero Perin si forma verso gli anni Cinquanta. È il tempo della rivoluzione tecnologica che in quegli anni investe l’intera Europa e quindi anche l’Italia. Questo comporta un radicale cambiamento delle strutture societarie modificandone traumaticamente i costumi, la cultura e l’arte. È un contesto nel quale viviamo ancora oggi e va compreso – dice l’artista – per cercare di salvare gli antichi valori, proponendo scelte positive, tali da dare significati autentici alle nostre azioni.

Gli stimoli primari gli sono venuti dal magico mondo dei miti, dalla natura nel suo lato misterioso, dalle opere d’arte e dai musei. Seguendo questo percorso ideale ha cercato di mondare e decantare le sue immagini per liberarle dalle scorie del contingente facendole tendere a significati metafisici e utopici.

Non è questo un fuggire verso l’irrazionale, ma è invece un ricercare valori che vadano oltre il razionale, permanenti, quindi anche attuali. I soli valori, questi, secondo – Piero Perin – capaci di rendere evidenti i simboli e gli archetipi della mente che, in quanto figure universalmente accettate, potrebbero altrimenti condurci alla perdita dell’arte. Parliamo in sostanza di quei valori che, resi liberi dal lavoro dell’artista, tendono inevitabilmente alla trascendenza.

Ma chi è il personaggio Perin? Dino Formaggio lo definisce colui che lavora portando avanti la sua ricerca nella quieta solitudine di un mite. Con la naturale sensibilità che gli è propria riesce a mantenere intatto nel tempo il suo particolarissimo mondo, fatto di forme morbide magicamente carezzevoli.

Nato a Cervarese Santa Croce, Perin, frequenta Ca’ Foscari e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, sotto la guida di Viani dal quale apprende prevalentemente l’importanza della purificazione della forma. È presente a quasi tutte le Biennali del Bronzetto, a numerose mostre collettive in Italia e all’estero e a personali principalmente in Veneto. È autore dei monumenti ai caduti di Traverselle nel Canavese, di Campagnola di Brugine e di Selvazzano. Fra i più recenti lavori padovani ricordiamo la lapide a Giorgio Perlasca affissa a Palazzo Moroni, il busto bronzeo di Tono Zancanaro ai Giardini dell’Arena e la terracotta di San Francesco d’Assisi collocata nell’oasi del Naviglio Interno presso l’Osservatorio Astronomico della Specola.

È stato docente di modellato al Liceo Artistico di Padova. Notevole la sua fama di medaglista di cui rammentiamo solo alcune medaglie: quella in bronzo e argento celebrativa di Rubens del 1990, quella onoraria in argento per Luigi Stefanini del 1991, una in bronzo e argento del 1992 celebrativa del cinquantesimo anniversario della morte di San Leopoldo Mandic, un’altra in bronzo del 1992 in onore di Giorgio Perlasca, una in bronzo dorato del 1995 celebrativa del quarto centenario della morte di Torquato Tasso e ancora la medaglia in bronzo sempre del 1995 celebrativa dell’ottavo centenario della nascita di Sant’Antonio, infine quella in bronzo dorato del 1999 celebrativa del quarto centenario dell’Accademia Galileiana di Scienze Lettere ed Arti di Padova.

Lavora ancora nel suo studio in città eseguendo piccole opere, mentre per le grandi sculture si appoggia allo studio che ha nella sua abitazione in campagna alla quale è molto legato. Parla con nostalgia dell’atmosfera dolce e rarefatta dei campi attorno alla sua casa che trasferisce magistralmente in dipinti dai verdi intensi, attraversati da blu e gialli squillanti. Disegna in maniera superba con segni sottili a china, volti di donne e fanciulli dallo sguardo incantato e sorpreso.

Piero Perin, che la vita ha provato duramente, è un artista vero, coerente e sincero. Noi stasera siamo orgogliosi di rendergli omaggio.

14 dicembre 2005 / Sala Rossini del Caffè Pedrocchi di Padova